734 Gallery

0-pawlowski-michal-2011-catZaczynamy projekt już dawno planowany, otwarcie nowego centrum kultury trójmiejskiej. &. 734 Gallery mieszcząca się na alei Niepodległości w słonecznym Sopot. Pozdrawiam jak zwykle serdecznie i zapraszam do współpracy Artystów i Kolekcjonerów, miłośników Sztuki .

Perchè

ImagePerchè sacrifichiamo così tante energie in nome dell’arte? Non per insegnare agli altri ma per imparare con loro cosa la nostra esperienza, il nostro organismo, la nostra personale ed irripetibile esperienza ha da darci; per imparare a rompere le barriere che ci circondano e a liberare noi stessi dalle rotture che ci portano indietro, dalle bugie su noi stessi che ogni giorno produciamo per noi stessi e per gli altri; distruggere le limitazioni causate dalla nostra ignoranza e la nostra mancanza di coraggio; in breve, per riempire il vuoto in noi: per riempire noi stessi. L’arte non è mai uno stato dell’anima (nel senso di qualche straordinario, imprevedibile momento di ispirazione), nemmeno lo stato di un uomo (nel senso di una professione o funzione sociale). L’arte è una maturazione, un’evoluzione, un’elevazione che ci consente di emergere dall’oscurità in un raggio di luce. Non siamo interessati a grandi e nobili parole, ma la nostra coscienza ed esperienza ci dice che la mancanza di severa aderenza a certe regole causano, negli attori, la perdita delle motivazioni psichiche e di “splendore”. Conseguentemente giochiamo un doppio ruolo nelle motivazioni dell’intelletto e dell’istinto, attraverso le emozioni, proviamo a dividere artificialmente noi stessi in corpo e anima. Quando proviamo a liberare noi stessi da ciò tutti noi strilliamo e battiamo, ci contorciamo convulsamente al ritmo della musica. Nella nostra ricerca per la libertà raggiungiamo il caos biologico. Soffriamo principalmente per la mancanza di totalità, ci buttiamo via, consumando noi stessi. L’arte non può essere confinata dalla legge di moralità comune ne da alcun catechismo. L’attore, almeno in parte, è creatore, modello e creazione in uno. Deve non essere sfacciato come fine esibizionistico, deve avere coraggio – ma non il mero coraggio di esibire se stesso – un coraggio passivo, potremmo dire: il coraggio dell’inerme, il coraggio di rivalere se stesso. Nemmeno quello che tocca la sfera interiore, o quel profondo spogliamento a nudo della personalità dovrebbe riguardare tanto il diavolo quanto il processo di preparazione o il completamento del lavoro che producono nell’atto della creazione. Se questi non vengono facilmente e se questi non sono segni di esplosione ma di maestria, allora loro sono dei creativi: loro ci rivelano e purificano mentre trascendiamo noi stessi. Ovvero, ci migliorano.

Paintings and Space

Each piece of Art need Gallery which is able to expose it , and perspective from which is able to have been seen

Why do we sacrifice so much energy to our art? Not in order to teach others but to learn with them what our existence, our organism, our personal and unrepeatable experience have to give us; to learn to break down the barriers which surround us and to free ourselves from the breaks which hold us back, from the lies about ourselves which we manufacture daily for ourselves and for others; to destroy the limitations caused by our ignorance and lack of courage; in short, to fill the emptiness in us: to fulfill ourselves. Art is neither a state of the soul (in the sense of some extraordinary, unpredictable moment of inspiration) nor a state of man (in the sense of a profession or social function). Art is a ripening, an evolution, an uplifting which enables us to emerge from darkness into a blaze of light. We are not interested in grandeur and noble words, but our awareness and experience tell us that lack of strict adherence to such rules causes the actors score to become deprived of its psychic motives and “radiance.” Therefore we play a double game of intellect and instinct, thought and emotion; we try to divide ourselves artificially into body and soul. When we try to liberate ourselves from it all we start to shout and stamp, we convulse to the rhythm of music. In our search for liberation we reach biological chaos. We suffer most from a lack of totality, throwing ourselves away, squandering ourselves.Art cannot be bound by the laws of common morality or any catechism. The actor, at least in part, is creator, model and creation rolled into one- He must not be shameless as that leads to exhibitionism. He must have courage, but not merely the courage to exhibit himself – a passive courage, we might say: the courage of the defenseless, the courage to reveal himself. Neither that which touches the interior sphere, nor the profound stripping bare of the self should be regarded as evil so long as in the process of preparation or in the completed work they produce an act of creation. If they do not come easily and if they are not signs of outburst but of mastership, then they are creative: they reveal and purify us while we transcend ourselves. Indeed, they improve us then.